L'arrivo in Africa
05.04.2012 (Martil / Marocco)
Entriamo in Africa dalla porta principale. Carichiamo la Patrol su di un ferry, e da Algeciras (a ovest di Gibilterra) raggiungiamo Ceuta, una delle enclavi spagnole sul continente. La prima immagine che ci si presenta sono le colonne di Ercole. Dopo esserci riforniti di carburante attraversiamo la frontiera con il Marocco protetta da alte reti metalliche e filo spinato. Con altre decine di persone ci facciamo timbrare i passaporti e sbrighiamo le carte per importare nel paese la macchina. C'è chi gentilmente si mette a disposizione per aiutarci (non senza un piccolo compenso). Siamo in Africa! Spiagge bellissime e cittadine tutte bianche rifinite di un intenso azzurro. Spesa rapida e ad una quindicina di chilometri troviamo un campeggio a Martil. Facciamo subito le prime conoscenze e la voglia di viaggiare diventa ancora più grande.
Conosciamo Amid, un marocchino originario del Medio Atlante, che l'indomani parte per una spedizione con un gruppo di inglesi. Viaggiano con un camion talmente equipaggiato da poter facilmente fare un safari sulla luna... In serata passa a tovarci nella nostra tenda. Ci racconta della sua terra d'origine e da grande conoscitore del Marocco, ci spiega quali sono le regioni più belle da visitare.
Parliamo con dei pensionati francesi che viaggiano ogni anno per almeno sei mesi in Marocco. Hanno addirittura una casa nella zona sahariana, anche se si spostano volentieri con il loro camper di 8 metri. "Attenti agli scorpioni neri" ci dicono "quelli gialli invece sono un po' meno velenosi..."
Si presenta un germanico di Bonn. Ha settant'anni e rientra adesso dal Western Sahara. E' a spasso da otto mesi. Abbronzatissimo, entusiasta del suo viaggio e pronto per altre avventure.
Ogni qualche ora, gli altoparlanti della moschea diffondono il richiamo alle preghiere obbligatorie del muezzin. E' il quarto giorno di pioggia. Appena usciamo dalla pretenda ricomincia a diluviare. La tenda resiste stoicamente e ha passato il test dell'acqua. Dopo i ritmi degli ultimi giorni, oggi non ci muoviamo.